Associazione Piazza San Marco
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Gianpaolo Scarante, Presidente dell’Ateneo Veneto di Venezia

Come immagina Venezia nel futuro? La pandemia creata dal Covid-19 è un evento di portata storica che ci traghetta a pieno titolo nella realtà del XXI secolo. Una realtà in via di costruzione, che sarà diversa da quella che abbiamo conosciuto nel secolo scorso e i cui pilastri ben conosciamo: la globalizzazione economica, che ha reso il mondo un grande mercato, e le altrettanto importanti rivoluzioni dei trasporti e delle comunicazioni, che hanno permesso all’umanità di spostarsi da luogo a luogo e di connettersi fra individuo e individuo in una immensa rete come mai avvenuto nella sua storia. Da questa grande trasformazione in corso dobbiamo partire per definire il possibile futuro della nostra amata e straordinaria città, Venezia. Dobbiamo abbandonare schemi e concetti del passato, anche recente, dimenticarci per un momento i problemi settoriali e specifici e avviarci lungo una strada difficile ma necessaria: quella di definire una visione complessiva di Venezia che sia coerente con quanto di epocale sta avvenendo nel mondo che ci circonda. È il momento del coraggio e delle idee nuove e mai pensate: a chi osserva che oggi abbiamo bisogno di fatti e non di idee, osservo che non esistono fatti senza idee. E le idee possono venire solo da una comunità cittadina forte e consapevole che sappia usare bene la cultura, intesa in senso ampio, per guardare al proprio futuro. Non conosco il futuro della mia città. Mi piace immaginarlo legato alla creatività e all’immateriale, a tutti quei mondi produttivi che viaggeranno sulle nuove reti di comunicazione: penso anche a una nuova residenzialità vera e non fittizia, intelligentemente stimolata dalle istituzioni come sempre avvenuto nella storia passata delle epidemie veneziane, e a modalità di sviluppo del turismo coerente con la fragilità della città e modellato sulle nuove tipologie di trasporto, soprattutto nel settore aereo, che necessariamente emergeranno dalla crisi in atto. E infine sogno un ritrovato rapporto dei residenti con l’acqua, un ritorno all’uso quotidiano di barche a remi e un universo di sperimentazioni in laguna di imbarcazioni a motore non inquinanti e prive di moto ondoso. Cosa possono fare la politica e i cittadini per una rinascita di Venezia? Non vi è futuro immaginabile di Venezia che non passi attraverso la consapevolezza e l’adesione della comunità dei cittadini che in essa vivono. Ma solo una comunità consapevole del proprio ruolo, che riesca a svincolarsi dalle polemiche vuote e rancorose e guardi al presente immaginando il futuro può riuscire a cogliere la sfida enorme che ci viene posta dall’emergenza del Covid-19. I veneziani tutti dovrebbero immaginare l’assetto futuro della propria città attraverso gli occhi della cultura, delle scienze, delle lettere e delle arti in tutte le loro vastissime espressioni: questa è da sempre la via più efficace per cogliere il senso profondo della realtà che ci circonda. Sono convinto che la comunità veneziana e le istituzioni che la governano troverebbero un grande supporto nell’utilizzare questo indispensabile mezzo di conoscenza, che può anche trasformarsi in un formidabile strumento di progettazione politica, economica e sociale. Venezia sotto questo profilo ha grandissime risorse da utilizzare, le sue Università, gli Enti e le Istituzioni culturali, la Fenice, l’Ateneo Veneto e molte altre. Proponga un’idea specifica in almeno uno di questi ambiti: ambiente, residenzialità, lavoro, cultura,  sicurezza, turismo. Ambiente, residenzialità, lavoro, cultura, sicurezza, turismo sono tasselli fondamentali che devono comporre il disegno complessivo di una città inserita nei flussi propulsivi di questo secolo. È il quadro generale e complessivo, appunto il disegno di Venezia futura, che deve determinare le specifiche azioni da compiere nell’affrontare i singoli problemi. Fintantoché non definiremo questa indispensabile cornice ci muoveremo un po’ al buio, senza una rotta. Seneca osservava che “non vi è vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”. Dobbiamo sapere dove andare e troveremo il vento. Gianpaolo Scarante, Presidente dell’Ateneo Veneto di Venezia