#RiscrivereilFuturo: Mattia Berto, regista, attore direttore artistico Teatrino Groggia
Come immagina Venezia nel futuro?
Sono un positivo per natura amo le sfide e i cambiamenti di rotta. Mi piace immaginare Venezia protagonista di un rinascimento contemporaneo. Immagino una città popolata di nuovi abitanti, che si fanno protagonisti dei luoghi e dei progetti. Una città che coglie la sfida di diventare un esperimento di rigenerazione urbana a partire dalle persone.
Mi aspetto bambini nei campi, botteghe di nuove realtà, progetti culturali di ampio respiro, dal territorio all'internazionale, un rapporto col turismo nuovo che guarda alla qualità e non alla quantità.
Venezia, città millenaria, come un porto accogliente, che apre il suo labirinto di calli a un magma di vitalità.
Cosa possono fare la politica e i cittadini per una rinascita di Venezia?
Gestire una città come Venezia non è facile così come non è facile decidere di viverci.
Dico sempre che Venezia non è una città, ma uno stato dell'anima, un equilibrio magico ma complesso.
Credo che la politica possa avviare delle buone pratiche e attivare un processo per ripopolare la città calmierando i costi di case e negozi. Vivere e lavorare qui dovrebbe essere accessibile per le famiglie a medio reddito. Si dovrebbero incentivare gli affitti degli appartamenti con contratti medio lunghi. Le attività rivolte solo al turismo dovrebbero essere contingentate. Andrebbero portati in città progetti interessanti che creino nuove possibilità di lavoro.
Bisognerebbe incentivare anche reti virtuose tra le categorie che in città vivono e operano.
I cittadini devono aprirsi: aprire le loro case, le loro botteghe, essere generosi. Diventare protagonisti di un'idea di città che mette al centro le persone e la qualità della vita di chi Venezia la sceglie.
Solo con l'idea di essere parte di una rete virtuosa, tutti in campo, potremmo pensare di far ripartire la città.
Proponga un'idea specifica in almeno uno di questi ambiti: ambiente, residenzialità, lavoro, cultura, sicurezza, turismo.
Sono convinto da sempre che in città sia vitale ripensare al fare Cultura oltre i grandi eventi che durano un soffio, attraggono molte persone e lasciano un guadagno forte solo a chi lavora col turismo dei grandi numeri.
Sono convinto che solo i progetti di durata più lunga offrano, in parallelo ai contenuti di interesse internazionale, anche servizi importanti per la comunità locale. Sogno luoghi abitati tutto l'anno dove i diversi soggetti culturali del territorio propongano percorsi educativi, laboratori, attività anche ricreative rivolte a bambini e anziani. Non un calendario di appuntamenti da promuovere, ne abbiamo sempre avuti tantissimi, ma luoghi sempre aperti di cui ciascuno può prendersi cura, luoghi da abitare, conoscersi, stimolare nuove idee, apprendere saperi da altri, dall'esperienza diretta, dove sentirsi protagonisti.
Credo anche che questi luoghi potrebbero tenere insieme la cultura, i progetti legati all'arte, al teatro, alla musica, con la valorizzazione e trasmissione dei saperi locali, a partire dalle specificità della laguna: sogno artigiani che lavorano sul passaggio generazionale del loro sapere, a giovani veneziani, ma anche agli interessati da tutto il mondo. L'enorme patrimonio della città non è solo quello architettonico, ma anche quello umano. La città conosce pratiche e mestieri molto specifici che il resto del mondo non ha sviluppato e invece varrebbe la pena trasmettere.